sabato 8 giugno 2013


dal moltiplicatore la parola
la penna, la finzione del foglio
che non ha altezze
come le ciminiere là fuori
a emettere nero su nero
alla mia notte che pare esploda
in ogni piega del lenzuolo

lunedì 15 aprile 2013


il verso imprime tracce come ragli
mille vesti scomposte -e non è facile
urlare contro  un’identità
che riflette un attimo d’infermo

preferirei una forma dinamica
concava, convessa
come la moltitudine del mare

ché l’onda ferma ristagna alle pareti
cola a picco, quando sgela


mercoledì 20 marzo 2013


al mio morire
vorrei partecipare con un sorriso
senza smorfia di dolore -o paura

al massimo un suono
che ricordi il vagito di quando
dicevo grazie alla mia prima luce

giovedì 7 marzo 2013

*
pensavo alla casa, a come mantenere
quell’imperfetto dei racconti dei bambini
la misura minima, quella selva oscura
l’abilità che serve al corpo per rivoltarsi
con riflesso postumo, col prurito
che esce dai follicoli del viso, una crescita
involontaria forse, dell’ultima bugia

*
sono rimasta senza penitenza
quando disegnavo la pianta della casa
sognavo il marmo rosa, fiori d’arancio
permanenti, per la promessa sposa
in luogo dell'urna di cristallo e aria
che suonava come un’orchestra
di finestre aperte, le tende a sfarfallare
refrigerando stanze sature di funebrità

*
ho chiesto del padre e della madre
disegnando la mia lucidità in fotogrammi
con mano nella mano di chi
leggeva la quantità di urine, spiegava
l’angolo da svoltare per l’ultimo atelier
che mi facesse bella con l’abito da sposa
tagliato sulla schiena, e dita a spacchi
da unire alla preghiera, l’ultima posa

*
avrò una chiara dipartita boschiva, una corale
tra fauna e passiflora. tra scaglie sprofondate
nel trasportare legna. raggiungerò la cura
dipingerò una ruota che eluda il fuso orario
agli occhi, alla corona, lo scarno del costato
il dorso flagellato dei monti, la memoria 


oggi riapro
ma solo qualche porta
e non riapro per te...

lunedì 28 maggio 2012

ero nata per te, adesso muoio per te
torno al mio amore a porte chiuse 


lunedì 7 maggio 2012


si raccoglie gravida la forma della casa
al sentirmi rifiuto d’acqua come ciglio
naufragante nello stare in piedi
figura senza onda, polso discontinuo
alla mano che conta i bruchi delle radici
marchiate al palmo, come annotazioni
è cava la mia forma, nel sentire denso
il grembo delle rane, le uova a morire
come schiacciate dal peso degli orchi

venerdì 4 maggio 2012

Inediti di Carmen Foresta

Romina Dughero

Ringrazio Antonella Taravella per questo altro riconoscimento in un contesto nuovo tutto suo, pieno di voci toccanti della prosa e della poesia, e che dà spazio anche all'evidenza di autori di arti visive, di rara raffinatezza. Orgogliosa che la mia poesia sia accompagnata dall'immagine di Romina Dughero.



Grazie ancora Antonella, grazie al tuo WSF



martedì 1 maggio 2012


vedi i lenzuoli stesi come lastre
l'addome muovere il volto all’acqua
ad investire i campi, le caviglie fitte
come polpa di pesca settembrina

arriverà tua madre a vestirti di rosso
-con stoffe rivoltate, per vederti bella
il libro in mano, scendere dal treno
su quella soglia di maceria
che annerisce il pane, che forma
un nascondiglio -sosta di luce
fioca ai polpastrelli

mi chiederai il lamento di certe morti
come architetture sacre
le resurrezioni della tua stessa vita
ché ne hai ricordo pigro
un suono incustodito, un pudore
da consumarsi al buio

mercoledì 25 aprile 2012

morde il passo ancora, rintocca
l'opera di un ritorno, acerbamente
notte dopo la notte, verso un'alba
che investe di aureole, le ruggini
fiorite da un amore bianco come sale

lunedì 23 aprile 2012


a sorsi il latte della lupa, indietreggia l’alba
nell’urlo accanito -lamento di un soldato che
corica l’armatura all’albero, come corteccia
offesa dalla rotta del vento. semina, alimenta 
una pianta nuova, una forma di carne avversa
crespa, così risorta da una carta del tempo
nella emme che disegnano i palmi, le grinze
col futuro dentro, una parlata serratissima

venerdì 20 aprile 2012

(versione compatta di una precedente poesia)




mi saresti selvatico, anche distratto
componendo il solito vento, l’onda
quasi fossi spicchio o mappa -o corpo

a frastagliare i discorsi pesanti, come quelli
che trattengono le palme ai pungoli del letto
al passare dei giorni eludendo
la prima imperfezione, la coperta sghemba

una notte aggiunta alla notte che specula nel buio
per appiccicarsi, urlo che disperde le superfici piccole
senza la possibilità di emettere l’estensione
di un ricordo -le varietà diverse delle more

il poterti chiedere di aspettare assieme la neve
di essere il primo ad alternare i balli
perché non esca il sole, ché non resti solo
l’occhio impavido al sovrastare di un’idea
che senza sole si muore nel bicchiere
come mandorle -amare

giovedì 19 aprile 2012

compresa alle rose una caricatura, quasi prona
m'inginocchia allungata, alla ruota del sole
appesa ancora al ricordo dei tralci, riccioluti
come i capelli di una Madonna, la sua discesa
nel nero di una veste anziana e raccomanda
la schiena arretrata, i piedi avanti, per non cadere