vedi
i lenzuoli stesi come lastre
l'addome
muovere il volto all’acqua
ad
investire i campi, le caviglie fitte
come
polpa di pesca settembrina
arriverà
tua madre a vestirti di rosso
-con
stoffe rivoltate, per vederti bella
il
libro in mano, scendere dal treno
su
quella soglia di maceria
che
annerisce il pane, che forma
un
nascondiglio -sosta di luce
fioca
ai polpastrelli
mi
chiederai il lamento di certe morti
come
architetture sacre
le
resurrezioni della tua stessa vita
ché
ne hai ricordo pigro
un
suono incustodito, un pudore
da
consumarsi al buio
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