martedì 1 maggio 2012


vedi i lenzuoli stesi come lastre
l'addome muovere il volto all’acqua
ad investire i campi, le caviglie fitte
come polpa di pesca settembrina

arriverà tua madre a vestirti di rosso
-con stoffe rivoltate, per vederti bella
il libro in mano, scendere dal treno
su quella soglia di maceria
che annerisce il pane, che forma
un nascondiglio -sosta di luce
fioca ai polpastrelli

mi chiederai il lamento di certe morti
come architetture sacre
le resurrezioni della tua stessa vita
ché ne hai ricordo pigro
un suono incustodito, un pudore
da consumarsi al buio

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