mi rimane l’ultima voce, un barlume di attesa
il taglio che la porta scuce alla penombra
ma la notte s’accosta all’orecchio come una rivale
a bisbigliare angosce e macchie arrugginite
disegna le fornaci, le miniere, dove il noi si perde
accanto a un noi di carne e precipizio
come affacciarsi a un grembo che non ha ringhiere
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