il giorno mi cresce addosso come un notturno
tra la tazzina sporca di caffè ed i rammendi che vesto
per guadagnare un bis, anche più caldo, dopo il temporale
sento lavoro sulle foglie, il ticchettio nocciola
l’urlo, che stringe ad ogni cerchio che la pioggia cade
si diluirà l’assaggio di acque senza ferro
il pronto e via d’un gioco alla scomparsa
-conterò fino a venti dall’uscita del sole-
Mi attendono le mosche, con un’ingenuità di morte
o d’insistenza, e l’ombra del camino
dove impiglia la coda del mio abito da sposa
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