cosa sono, se non la riluttanza della neve
la tortura di un tempo incollato alla mano
che stacca dalle ossa ogni arbitrio
io così fragile, arrivo senza nome
con occhi appesi ad un ammollo che consuma il tatto
e tu sei ancora lì, come la casa, i suoi odori
le sequenze aperte sulla valle
il dondolio della tovaglia tra le cosce
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